Analytics: strategie di misurazione per valorizzare i tuoi investimenti

Analytics: strategie di misurazione per valorizzare i tuoi investimenti

Le esigenze e i desideri dei clienti sono in costante evoluzione e a volte assistiamo a cambiamenti repentini che rendono impossibile una reportistica affidabile.

Gli scenari cambiano così rapidamente che ogni tentativo diventa inutile. Per questo valutare i risultati delle proprie campagne pubblicitarie diventa sempre più difficilee il problema non fa che peggiorare perché siamo nel bel mezzo di una crisi economica e le risorse sono limitate.

Sfruttando la ritrovata voglia di normalità della gente, i marketer avranno tante opportunità per fare davvero la differenza.

In un nuovo video di Google, facente parte della nuova serie dal nome Update, Marie Gulin-Merle, Global VP di Ads Marketing di Google e Vidhya Srinivasan, VP Measurement & Analytics, entrambi responsabili di metriche e analisi dei prodotti pubblicitari di Google, ci parlano delle metriche che valorizzano gli investimenti nel marketing, per parlare dell’importanza delle misurazioni all’interno dell’attuale contesto.

Analytics: strategie di misurazione per valorizzare i tuoi investimenti

La misurazione degli investimenti pubblicitari in tempi così turbolenti

I marketer devono restare in ascolto, come mai prima d’ora, suggerisce il team di Google nel video, soprattutto perché lo scenario cambia a vista d’occhio. Nella sostanza, bisogna avere ben chiaro il polso della situazione.

Questo periodo è una congiuntura che nessuno di noi ha mai vissuto prima d’ora, e in generale, regna la massima incertezza.

Tutte le tradizionali metriche di base su cui ci siamo affidati, oggi non hanno più alcun valore.

Stiamo assistendo alla sospensione o al sostanziale ripensamento di intere campagne, e alla fine dipende tutto dal trovare gli insight. Perché è da questi insight che si può sviluppare un piano strategico.

Per capire il momento attuale bisogna affidarsi agli insight o alle metriche e questo vale sia per i leader che per i marketer.

In che modo l’attuale situazione ha messo alla prova il modo in cui i marketer affrontano le misurazioni?

In uno scenario ideale, le misurazioni sono complesse, e per i marketer, soprattutto durante questo periodo così difficile, la posta in gioco è altissima.

Questo è vero per i clienti più grandi, ma è ancora più vero per le piccole e medie imprese. Questo perché cercano di capire dove investire risorse spesso limitate nel modo più efficiente possibile.

Così, le più grandi sfide per i marketer sono capire come acquisire e valutare i dati quanto più possibile e in tempo reale, in uno scenario in evoluzione, capire come trovare insight partendo dai dati, capire come sfruttare questi insight per apportare adeguate correzioni, e sopratutto capire come fare tutto questo tutelando al massimo la privacy dell’utente.

Su queste basi, Google sta ragionando sulle priorità e sul mettere a punto strumenti ideali per il lavoro dei marketer.

Secondo il team Analytics di Google ci sono 3 priorità principali:

  1. aiutare i marketer  a capire l’efficacia del loro investimento nel marketing;
  2. aiutare i marketer a capire il sentiment dei propri utenti;
  3. aiutare i marketer a capire fino in fondo come gli utenti interagiscono con i loro annunci e con l’ecosistema digitale, che sia su un sito o su app.

Il giusto compromesso per una corretta misurazione

Dai feedback dei clienti Google, emerge molto spesso la difficoltà di trovare il giusto compromesso fra misurazioni precise e accurate e contemporaneamente, il raggiungimento del risultato.

Google crede fortemente nelle metriche attuabili.

Parlando di accuratezza, esse si basano esclusivamente sul contesto e lo specifico utilizzo dei marketer.

Ma da una lettura superficiale di una situazione potrebbero sfuggire certe sfumature.

Allo stesso tempo, l’eccessivo approfondimento o la ricerca di un livello di precisione irraggiungibile

potrebbe portare i gruppi di lavoro a non intervenire.

Quindi, il compromesso ideale richiede il raggiungimento di un livello di precisione che possa stimolare l’attuabilità.

L’attuabilità dovrebbe essere la lente da usare per definire le metriche da tenere sott’occhio.

Nel video Google riporta degli esempi su come i marketer del proprio team hanno raggiunto dei risultati e ispirato i clienti.
Prendendo ad esempio l’impatto del brand successivo all’avvio della campagna pubblicitaria, è preferibile fare un resoconto poco dopo l’avvio della campagna, mentre la tendenza è di aspettare la fine: questo è un trade off sul livello di precisione.
Questo vale anche per la misurazione della reach. In entrambi i casi,  il trade off fra il tempismo e la precisione è la scelta giusta per quell’utilizzo.

Il comportamento degli utenti e gli strumenti di analisi

Assistiamo attualmente a molte situazioni riferite ai comportamenti dei clienti.

Ad esempio, da un lato,la gente cerca informazioni sull’apertura degli hotel e delle concessionarie dall’altro lato, assistiamo anche a gente che pianifica una vita prettamente domestica.

Per mettere ordine fra tutti gli input, Google Analytics continua ad essere uno dei modi migliori per intuire come i tuoi clienti stiano interagendo con i tuoi principali touch point aziendali, che si tratti del sito o dell’app.

Analytics: strategie di misurazione per valorizzare i tuoi investimenti

Grazie ai più recenti aggiornamenti, Analytics riesce a fornire una panoramica completa dell’interazione fra l’utente e la combinazione di sito e app.

Inoltre, Google Analytics può vantare capacità di machine learning per evidenziare insight fondamentali che potrebbero passare inosservate, oltre a offrire uno sguardo sul futuro grazie all’analisi predittiva.

Oltre a questo, è integrato nel sistema di Google Ads e nella Google Marketing Platform, che consente l’attuabilità diretta delle analytics.

Fra gli altri strumenti Google cita anche Data Studio, eccezionale strumento di produttività per mettere a frutto gli insight. È integrato con collegamenti diretti a strumenti come come Google Ads e Google Analytics,

e ti permette di visualizzare un aggiornamento in tempo reale dei tuoi dati per velocizzare il tuo processo decisionale.

Inoltre, fornisce template di marketing per accedere ai propri report preferiti e già dotati delle metriche più rilevanti, ed è anche possibile sfruttare funzionalità come l’invio programmato di email per ricevere reportistica sui trend.

Analytics: strategie di misurazione per valorizzare i tuoi investimenti

Quindi parola d’ordine velocità, che si traduce anche in agilità e, a tal proposito, Google cita anche Google Optimize, grazie al quale, dopo i recenti aggiornamenti, puoi postare rapidamente un banner sul tuo sito per veicolare informazioni come un cambio d’orario, nuovi servizi e tanto altro.

Puoi anche scegliere su quali pagine del sito mostrare il banner, oltre a personalizzare la visualizzazione dei banner in base alla posizione geografica.
Analytics: strategie di misurazione per valorizzare i tuoi investimenti

Come investire in questa fase: il modello di attribuzione

Mai come prima d’ora è importante investire in un modo equilibrato. Un modo di gestire il tutto, secondo Google, è tramite l’attribuzione in Google Ads.

Il modello di attribuzione in Google Ads aiuta a comprendere l’ investimento legato alle varie dinamiche che alimentano le conversioni di un sito.

Essenzialmente, assegna crediti ai vari annunci, clic e altri fattori che compongono queste dinamiche.

Google ha da poco presentato una nuova modalità di fruizione dell’attribuzione in Google Ads, per aiutare i clienti a visualizzare e comprendere i resoconti in un modo estremamente veloce.

In sostanza hanno messo in evidenza le metriche e le dinamiche a cui è necessario prestare molta attenzione per ottimizzare l’investimento.

Di recente, sono stati aggiunti ai resoconti di attribuzione anche gli insight per YouTube dedicati agli inserzionisti.

Grazie a queste nuove funzionalità, l’attribuzione in Google Ads ti aiuta a comprendere il modo in cui i clienti interagiscono con i tuoi annunci su YouTube, Search e Shopping prima della conversione per poi regolare di conseguenza il tuo investimento nel marketing.
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Customer Journey Map: come integrarla nella tua strategia marketing – Parte 1

CUSTOMER JOURNEY MAPPA

Come è possibile integrare efficacemente la Customer Journey Map all’interno della tua strategia di marketing?

Di seguito troverai una guida alla mappatura del percorso del cliente che ti aiuterà a comprendere il ruolo della trasformazione digitale e la customer experience per il successo della tua azienda.

Cos’è il Customer Journey?

Il Customer Journey indica l’insieme dei passi compiuti da un acquirente prima e dopo l’acquisto. Tenendo traccia di tutte le interazioni dei clienti con il tuo business, sei in grado di capire il loro modo di pensare e agire.
Questo ti aiuta a identificare le opportunità di approfondimento del rapporto con i clienti e, di conseguenza, ti consente di migliorare le tue vendite.

Ogni consumatore segue un certo itinerario di acquisto, sulla base del tipo di prodotto o servizio. E non è tutto: i clienti continuano a interagire con la tua azienda anche dopo, ad esempio contattando il servizio clienti o seguendo training specifici sull’uso del prodotto o servizio acquistato.

È importante conoscere i tuoi clienti, mappare il loro percorso e stimolarli con i giusti messaggi e le call to action più adeguate al momento giusto. Questo “viaggio” è conosciuto come customer journey.

Come creare una mappa del  Customer Journey

È possibile creare una mappa del percorso del cliente per la maggior parte dei processi che comportano decisioni e utilizzare questa mappa per scopi diversi. Per migliorare le conversioni è possibile utilizzare una mappa dettagliata che va dall’ultima fase del sales funnel all’acquisto. Anche una mappa dopo la prima conversione ti aiuterà ad aumentare il customer lifetime value.

Per ora, ci concentreremo sulle nozioni di base e vedremo come creare una mappa generale del percorso del cliente che copra il percorso di un cliente dall’interesse per il tuo prodotto all’acquisto. Questo ti aiuterà a migliorare la tua strategia di marketing generale.

La prima cosa che devi fare è impostare il frame della mappa del cliente, dove dovrebbe iniziare e dove dovrebbe finire. Dal momento che stiamo realizzando una mappa generale che copre l’intero imbuto, potremmo partire con l’inizio dell’interesse al mercato e concludere con il primo acquisto.

La cosa più importante, tuttavia, è trovare la strada giusta da tracciare. La maggior parte delle aziende ha diversi tipi di clienti che hanno percorsi diversi. Pertanto, inzia definendo il tuo user personas.

Un esempio di customer journey map visto da NNGroup.

1. Definisci il tuo User Personas

Inutile dire che un utente alla ricerca di siti di shopping online differirà dall’utente che cerca le migliori idee di business online. Questo è il motivo per cui la definizione degli utenti è così importante per una mappatura efficace del percorso del cliente.

Prima di tracciare il percorso del cliente, devi avere un’idea di chi sta facendo quel percorso. Per fare ciò, è necessario conoscere almeno questi quattro set di dati principali sul cliente:

  • informazioni demografiche (ad esempio età, genere, paese)
  • quali problemi risolvono con il tuo prodotto
  • cosa valutano del prodotto
  • dove ottengono informazioni

Con questi dati, sarai in grado di saperne di più sui tuoi clienti e sul loro percorso.

Ci sono diversi strumenti per  raccogliere queste informazioni. Eccone alcuni:

  • Form di iscrizione
  • Google Analytics
  • Facebook Analytics
  • Pop-up surveys
  • Email surveys

Customer Journey Map: come integrarla nella tua strategia marketing_aroundigital

Con il form di contatto, puoi raccogliere facilmente le informazioni demografiche di base dei tuoi contatti. Quando si registrano sul sito o scaricano un tuo omaggio, chiedi loro di darti qualche informazione in più rispetto al solo indirizzo email. Così facendo avrai già un database decente. Se gestisci un’azienda B2B ad esempio, potrebbe essere estremamente utile per te richiedere informazioni sul tipo di occupazione.

Oppure, puoi raccogliere i dati con gli strumenti analitici di Google o Facebook.  Puoi anche avere un’idea di ciò che interessa ai tuoi utenti cercando Affinity Categories in Google Analytics.

Molto probabilmente, non avrai uno ma diversi dati demografici principali. Cerca i gruppi di fasce di età e sesso più ampi ed esegui rapporti sulle categorie di affinità. Potresti scoprire che dire, uomini e donne trentenni che acquistano da te hanno in media interessi diversi.

Per sapere perché le persone acquistano da te e che cosa apprezzano di più possono essere dedotte solo dai sondaggi degli utenti. Fallo tramite pop-up o invia sondaggi ai tuoi iscritti alla newsletter.

2. Identifica i Touchpoint

Ora che sai chi è il tuo cliente, puoi iniziare a tracciare il suo percorso verso l’acquisto. Dovrai tracciare i punti di contatto che hanno con il tuo brand mentre attraversano ogni fase della canalizzazione di vendita.

Chiedere agli utenti come sono arrivati sul tuo sito potrebbe non essere così efficace in quanto molti punti di contatto verranno dimenticati prima dell’acquisto. Ecco alcuni strumenti con cui puoi farlo in modo più efficiente:

  • Google Analytics
  • Lead scoring software
  • Form di iscrizione

Comincia guardando i punti di contatto off-website, cioè  i punti di contatto che portano un cliente al tuo sito:

  • Sito web
  • Venditori/commessi
  • Negozi fisici
  • Pubblicità
  • Email
  • Social network
  • Telefonate al centro clienti

Puoi facilmente misurarli osservando da dove proviene il traffico nel pannello di Google Analytics.

Non dimenticare di aggiungere i codici UTM ai diversi collegamenti che lasci sul Web per assicurarti di ottenere il quadro completo.

Puoi anche ottenere un’immagine approssimativa includendo una domanda tipo “Come ci hai trovato” nei form di iscrizione. Tuttavia, questo mostra solo il fondo del funnel e non ti fornirà il quadro completo.

L’idea alla base è quella di assegnare più punti alle azioni che portano alla conversione. Puoi utilizzare questo sistema per tenere traccia delle azioni che portano a una conversione.

In questo modo, saprai quale serie di azioni esegue un potenziale acquirente sul sito web. L’altro metodo per imparare a mappare è utilizzare il Reverse Goal Path in Google Analytics. Questa scheda ti consente di prendere un obiettivo dalla tua campagna e vedere quali azioni ha fatto una persona che ha finito per convertire sul tuo sito.

3. Disegna la mappa

Una volta individuata la base di questa ipotetica mappa, e aver raccolto tutti i dati necessari per la pianificazione, hai bisogno di un tool per disegnare materialmente la struttura.

Puoi farlo come vuoi, assicurati solo che sia sempre utile per un uso futuro.

Ci sono strumenti professionali, in grado di riportare in modo chiaro tutti i passaggi da utilizzare per il percorso. Uno dei nomi più importanti in questo settore è quello di www.sugarcrm.com che ti consente di gestire una mappatura del percorso svolto dal cliente in relazione alla tua azienda con grande precisione. Senza dimenticare, però, che ci sono anche una serie di strumenti gratuiti:

Inizia con la definizione dello user personas per la mappa che stai disegnando. Poiché diversi utenti possono avere percorsi diversi, potrebbe essere necessario disegnare diverse mappe.

Di seguito un esempio di mappa reale del noto brand di cosmetica Lancome.

Fonte immagine: https://www.behance.net/gallery/Lancom-brand-journey/5217737

Nella mappa di Lancome vediamo che prima di tutto è stato impostato un percorso “tipo”, a cui vengono associate le emozioni. La cliente di Lancome:

  1. ha un bisogno (emozionata)
  2. controlla su Google cosa consigliano le altre (emozionata tendente al confusa)
  3. fa ricerche online (confusa / preoccupata)
  4. ne parla con le amiche (fiducia / sicurezza)
  5. fa un ordine (emozionata)
  6. aspetta la consegne (stufa di attendere)
  7. riceve l’ordine e reagisce in una determinata maniera (positiva e la relazione con il brand va avanti, negativa e la relazione con il brand si interrompe).

Poi il brand si pone una serie di domande: che cosa stanno valutando le nostre clienti? Qual è la loro esigenza? Cosa chiedono? Di cosa hanno bisogno per acquistare? Ad ognuna di queste domande vengono assegnate una o più risposte.

La mappa del Customer Journey serve per visualizzare il Customer Journey attuale: proprio per questo motivo è utile arricchire eventuali schemi con elementi visivi come immagini dei prodotti, del negozio, screenshot del sito web e del processo d’acquisto (da mobile e da desktop), e di tutto quello che può essere utile / interessante per tracciare una traiettoria visiva più efficace.

Potete prendere tutti i dati che aevte raccolto e metterli in un documento di varie pagine ma è utile avere anche  una tavola sintetica che ci permetta di percepire subito, anche visivamente, il Customer Journey nel suo complesso: è molto più efficace per il modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni e preferisce le immagini e gli schemi ai lunghi testi.

Nel prossimo articolo ti spiegheremo come integrare la mappa nella tua strategia di marketing e migliorare l’efficacia delle tue campagne.

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Analytics: 3 modi per misurare al meglio le attività di marketing

Misurare i risultati di un’ attività di marketing costituisce un tassello fondamentale della strategia perché è ciò che ci consente di valutarne l’efficacia e decidere se e come replicarla. Molti professionisti, però, commettono degli errori in questa fase molto delicata.

Avinash Kaushik, Head of Strategic Analytics di Google, ci da 3 suggerimenti per misurare i dati in maniera corretta:

1. Contestualizzare le metriche

Spesso i marketer si compiacciono dei risultati della loro ultima campagna dicendo, ad esempio, che ha ricevuto 10.000 impressioni on-target, oppure che il suo video di 6 secondi ha ottenuto una percentuale di completamento del 60%.

In questi casi, la domanda da farsi è: “Che cosa vogliono dire tutte queste cifre? Sono positive o negative? Dovremmo andarne fieri o cercare di capire che cosa è andato storto?”

Ecco perché il mio primo suggerimento è:

a) fornire sempre il contesto delle metriche. Sono molti i modi in cui possiamo farlo e il più semplice consiste nell’utilizzare i benchmark di settore.

Affermare che “il video di 6 secondi ha ottenuto una percentuale di completamento del 60%” non vuol dire molto. Al contrario, la frase: “il video di 6 secondi ha ottenuto una percentuale di completamento del 60%, a fronte di un benchmark di settore dell’81%” ha un significato molto diverso! Fornire il contesto ci aiuta a capire davvero il risultato di un’attività e migliorarne il rendimento in futuro;

b) possiamo contestualizzare i dati anche rispetto ai risultati interni. Ad esempio, se l’ultima campagna email ha ottenuto un tasso di apertura medio del 20%, possiamo fissare un obiettivo del 23%. Quindi, dire che “il tasso medio di apertura nel febbraio 2020 è stato del 25%, rispetto a un obiettivo del 23%” è un modo per dimostrare di aver raggiunto un ottimo risultato!

c) un’altra informazione di contesto ideale riguarda il costo. Supponiamo che le nostre pagine di destinazione dinamiche, basate sul machine learning, abbiano generato 1,5 milioni di engaged view in un mese rispetto al solo milione raggiunto dalle vecchie pagine di destinazione statiche. È una cosa di cui andare fieri, giusto? Vediamo cosa accade se aggiungiamo il contesto: dopo aver calcolato i costi di sviluppo e manutenzione, scopriamo che le nuove pagine dinamiche hanno un costo per engaged view pari a 5 Euro mentre per quelle statiche il costo era solo di 1 Euro. Ecco la potenza del contesto: è un modo che ci aiuta a prendere decisioni più oculate.

2. Non commettere errori banali nei report

Il compito degli analisti di marketing è quello di tradurre dati altamente complessi in affermazioni semplici. Eppure può succedere di fare errori grossolani e facilmente evitabili. Ecco cosa bisogna assolutamente evitare secondo Avinash Kaushik:

a) non inserire nei report le sole percentuali. Dire che la nuova campagna digital ha portato un aumento del 100% nelle iscrizioni è un’informazione è pressoché inutile. Il numero degli iscritti è salito da 100 a 200 o da 10.000 a 20.000? C’è una bella differenza a riguardo.

Inserire le sole percentuali nei report, senza inserire cifre di riferimento, è un errore. Nel migliore dei casi, suggerisce che ci manca una conoscenza di base dei dati e del ruolo che giocano nel processo decisionale. Nel peggiore dei casi, ci fa sembrare disonesti, come se cercassimo di utilizzare i dati per dipingere un quadro più roseo di quello che sia in realtà.

Il segreto consiste nell’associare alle percentuali le cifre più rilevanti;

b) il secondo consiglio consiste nell’assicurare che i report non contengano ordini di grandezza misti. Facciamo un esempio di un’analisi che contiene la seguente tabelle di metriche: nella colonna delle entrate, le cifre sono 12,3 Mln, 3,5 Mln, 145.000, 2,0 Mln, 12.000, 674.000. Quasi ogni numero è espresso utilizzando una grandezza diversa. Ciò significa che chi legge il rapporto deve fare altri calcoli per interpretare i dati. L’approccio ideale è il seguente: 12,3 Mln, 3,5 Mln, 0,15 Mln, 2,0 Mln, 0,01 Mln, 0,67 Mln.

Ogni cifra è allineata allo stesso ordine di grandezza, in modo che sia più facile confrontare i dati e ridurre il carico di elaborazione.

Ecco un altro esempio. Tutti guardiamo i video di YouTube. Se osserviamo le cifre relative a quanti utenti hanno gradito o meno questo video, vediamo che sono riportate con ordini di grandezza diversi:

In un certo senso, le cifre danno più peso al feedback negativo e sono fuorvianti. Se invece i “Mi piace” e i “Non mi piace” fossero sullo stesso ordine di grandezza, ad esempio 15k e 0.8k, il quadro sarebbe molto più veritiero.

Il modo in cui scegliamo di presentare i dati ha un notevole impatto perché attira l’attenzione su un aspetto piuttosto che su un altro. La prossima volta che presentiamo i risultati di una campagna al nostro cliente o direttore marketing, fate in modo che i dati nel report siano allineati sullo stesso ordine di grandezza, suggerisce Avinash Kaushik.

3. Lasciarsi guidare dai dati 

Dedichiamo molto tempo a pianificare e perfezionare una campagna di marketing. Abbiamo implementato un piano di misurazione, che definisce KPI, target e segmenti. Di solito il passo successivo consiste nel lanciare la campagna e aspettare fino alla sua conclusione per capire che cosa è successo. Ma si tratta di un grosso errore.

Le campagne di marketing digitale producono grandi quantità di dati sin dall’inizio. Questa regola vale sempre più anche per le campagne televisive e a mezzo stampa. Questo significa che possiamo iniziare a trarre preziose informazioni sin dal lancio della campagna e introdurre variazioni e ottimizzazioni per far rendere di più il nostro investimento.

Se non modifichiamo il 60% delle creatività, del targeting e del budget sulla base di quanto appreso dal primo 30% della spesa sostenuta, significa che non abbiamo capito come funziona. A dire il vero, forse dobbiamo proprio ripartire da zero.

Non è sempre facile creare team e definire processi che garantiscano agilità sufficiente per imparare e  di adattarsi sul momento. Ma è fondamentale se pensiamo all’impatto enorme che potrebbe avere sulla profittabilità della propria strategia di marketing.

Conclusioni

Se vogliamo ottimizzare la nostra attività di inserzionisti, dobbiamo essere in grado di capire meglio l’impatto del nostro lavoro e imparare a comunicarlo in modo adeguato. Per ottenere questo risultato, dobbiamo migliorare il modo in cui misuriamo l’efficacia del marketing sulla nostra azienda, per capire se la fa progredire o ne frena lo sviluppo. Se seguiremo questi tre suggerimenti potremo creare un vantaggio competitivo per la nostra azienda.

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Fonte: ThinkWithGoogle

 

 

 

 

PPC: come creare annunci efficaci e aumentare le vendite

Il coronavirus e le relative misure di quarantena hanno portato a un aumento delle vendite online, del consumo di contenuti video e del tempo che le persone trascorrono su Internet in generale. Ecco perché gli annunci PPC sono più rilevanti che mai per la tua attività. Gli annunci sponsorizzati , quando ben realizzati, possono essere un ottimo modo per migliorare il tasso di conversione e i profitti.

In questo articolo, troverai gli errori più comuni nella pubblicità Pay-per-Click così come consigli pratici per impostare annunci efficaci.

Gli errori più comuni sull’impostazione degli annunci

1. Annunci senza info di contatto

Gli annunci pubblicitari senza informazioni di contatto occupano meno spazio nella SERP e non competono con gli annunci della concorrenza per il fatto  di essere meno evidenti e informativi.

2. Mancanza di link rapidi e favicon

Questo errore porta a una riduzione del traffico, del CTR e a un conseguente aumento del budget sugli annunci.

3. Annunci non ottimizzati per la Rete Display di Google

Una campagna pubblicitaria per i motori di ricerca è diversa da quella mostrata sulla Rete Display di Google. Se copi solo gli annunci, non otterrai un buon risultato. La pubblicità sui siti tematici dovrebbe essere più creativa rispetto alla ricerca. Esistono molti formati diversi nella Rete Display di Google che puoi sperimentare.

4. Mancanza di divisione nel settore e nella geolocalizzazione

Senza questa separazione, puoi sprecare budget. Dividendo la campagna, identificherai quali settori o regioni sono più efficaci e quale parte della campagna dovrebbe ricevere maggiore attenzione e budget.

5. Struttura impropria delle campagne PPC

La struttura di una campagna dovrebbe essere creata sulla base della domanda degli utenti  e dell’analisi del mercato (esigenze e requisiti del cliente, domanda del prodotto e altri parametri simili).

Ad esempio, puoi creare i seguenti gruppi per la tua campagna PPC: sul brand, su parole chiave generali, su regioni, su tipi di prodotto, promozioni e concorrenti.

6. Un sito che non si carica al click

Spesso è in esecuzione una campagna ma con un server non configurato per elaborare le label dei sistemi pubblicitari. Pertanto, quando si fa clic su un annuncio, il sito potrebbe non caricarsi.

Come impostare una campagna PPC efficace

Lavorare con la pubblicità contestuale implica un’analisi continua. Prima del lancio, dovresti di analizzare:

  1. il pubblico in target;
  2. i punti di forza e di debolezza del prodotto;
  3. le attività dei concorrenti e le nicchie di mercato.

Poiché la situazione sul mercato sta cambiando in modo dinamico, prima di lanciare una campagna pubblicitaria, è necessario effettuare un’analisi diretta degli annunci contestuali, dei loro risultati e dei concorrenti.

Prima di creare una campagna Pay-per-Click è necessario imparare:

1. Il target audience

Queste sono le persone che desideri raggiungere e convertirle in acquirenti.

Uno specialista dovrebbe capire i loro bisogni, determinare i fattori che possano influenzarli, scoprire quale stile funziona meglio per comunicare con loro. Puoi farlo con l’aiuto di interviste e sondaggi tra i tuoi clienti, parlando con il tuo team di assistenza clienti e studiando i tuoi concorrenti.

2. Il prodotto

Come stai vendendo il prodotto? Come è fatto? In che cosa si differenzia dai concorrenti? Quale valore crea per gli acquirenti? Quali sono i suoi punti di forza e di debolezza? Dovresti conoscere le risposte a tutte queste domande perché sarà piuttosto difficile vendere un prodotto o un servizio senza conoscere questi aspetti.

3. La nicchia

Ogni business ha le sue specificità. Dal retail al B2B, ad esempio. Studia i siti che offrono servizi o prodotti simili al tuo per vedere la differenza tra le nicchie.

Pertanto, prima di vendere, è necessario comprendere:

  • A chi vendere?
  • Come vendere?
  • Quali difficoltà potrebbero sorgere?
  • Che tipo di concorrenza hai?

4. Gli annunci dei competitor

Un forte concorrente può arrivare in qualsiasi momento. Pertanto, non dovresti perdere attenzione in nessuna fase della pubblicità contestuale. Un’elevata concorrenza può causare un aumento del CPC e un raggio d’azione inferiore.

Per aiutare un inserzionista, esistono diversi strumenti per monitorare il mercato e creare una campagna PPC di successo o per ottimizzarla al meglio, ottenendo le seguenti informazioni:

  1. la qualità dei testi, la pertinenza dell’annuncio sulla base delle richieste dell’utente, i vantaggi che esso comporta per l’acquirente;
  2. parole chiave utilizzate negli annunci;
  3. come appare la landing page, cioè se è in grado di convertire i visitatori in acquirenti grazie a un’efficace proposta di vendita e alla facilità nell’effettuare un ordine;
  4. la dinamica dei cambiamenti nell’efficacia degli annunci.

Checklist di base per impostare una campagna PPC efficace

Una checklist completa per l’impostazione della pubblicità contestuale comprende centinaia di punti. Qui condividiamo i requisiti minimi ed essenziali che tutti possono implementare.

1. Separazione delle parole chiave B2B e B2C . È un livello superiore della struttura. Devi studiare i segmenti di pubblico in dettaglio.

2. È necessario ottimizzare gli annunci per i diversi dispositivi. La campagna per la ricerca mobile deve essere separata con parole chiave e impostazioni diverse.

3. Devi scrivere dei buoni annunci:

  • parole chiave nel titolo
  • parole qualificanti
  • parola chiave nel link di visualizzazione
  • parola chiave nella descrizione
  • call to action
  • collegamento rapido con una parola chiave
  • contatti

4. Per aumentare l’efficacia del tuo annuncio, ti consigliamo di utilizzare diverse estensioni annuncio: snippet strutturati, di chiamata, posizione, estensioni di prezzo e altro.

5. Per le parole chiave con volume di ricerca alto e medio, la tua campagna dovrebbe basarsi sul principio: “una keyword  = un annuncio”. Quelli a basso volume di ricerca dovrebbero essere raggruppati.

6. Lanciare una campagna per le nicchie. Ad esempio per i concessionari di automobili, tali nicchie saranno servizi di auto, leasing, componenti e altri segmenti che potresti trovare pertinenti in questa nicchia.

7. Limitare il budget per parole chiave, piattaforme e canali inefficaci.

8. Utilizza la Rete Display di Google, ma filtra le piattaforme per non ottenere traffico scadente.

9. Prova nuovi strumenti: annunci in Gmail, campagne come annunci di sola chiamata, annunci di ricerca locale, true view e altro.

10. Utilizza il remarketing dinamico su azioni incomplete e carrelli abbandonati. Ti consente di contattare gli utenti che sono già stati sul tuo sito.

11. Utilizza altri canali di promozione. Uno dei migliori schemi è: portare un nuovo visitatore con l’aiuto dell’annuncio PPC, e riportarlo sul sito con l’aiuto del remarketing sui social network.

12. Ricorda che gli annunci possono essere visualizzati nel momento sbagliato per la tua azienda. Ad esempio, se hai un’offerta B2B, non dovresti spendere budget di notte o nel fine settimana.

13. Compila un elenco di parole chiave a corrispondenza inversa.

Analisi delle tue campagne

Per fare un’analisi  delle tue campagne dovresti utilizzare due strumenti: un sistema di analisi del sito o Google Analytics e Google Ads.

Gli indicatori che dovresti utilizzare per analizzare l’efficacia della tua pubblicità secondo Google Analytics o Google Ads, sono:

CTR (percentuale di clic)
Il CTR dovrebbe aumentare mentre il CPC deve diminuire. Se ciò non accade, i tuoi annunci sono di scarsa qualità per questo sistema e dovresti cambiare le tue tattiche.

CR (tasso di conversione)
Mostra quanti utenti dall’annuncio hanno effettuato un’azione mirata sulla pagina di destinazione (effettuato un ordine, lasciato una richiesta, si sono registrate). Questo numero dovrebbe sempre aumentare.

CPO
Il costo per attirare un cliente che effettuerà un acquisto dovrebbe sempre diminuire.

ROI
Gli investimenti pagano se l’indicatore è maggiore di zero. È ideale se aumenta.

CAC (costo di acquisizione del cliente)
Devi valutarlo per capire quanto ti costa un nuovo cliente. Gli affari vanno bene quando questo importo è inferiore alla fattura media.

LTV (customer lifetime value)
Mostra quanti soldi ogni cliente ti ha portato dal primo acquisto. Maggiore è il numero, e meglio è, ovviamente.

Conclusione

A prima vista, impostare la pubblicità contestuale può sembrare facile. In realtà, è un lavoro continuo di l’analisi dei tuoi annunci e dei concorrenti. Per creare una campagna efficace è necessario disporre di conoscenze di marketing di base e una mentalità analitica.

La pubblicità contestuale porterà profitto solo se è impostata correttamente e pensata nei dettagli.

 

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Immagine in evidenza

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Fonte: Search Engine Watch

 

 

 

Consumer Behaviour: 3 modi per stare al passo in questo periodo

L’impatto dell’emergenza Covid ha provocato un aumento della presenza di consumatori online e un aumento complessivo tra il 50% e il 70% del traffico su Internet. Milioni di persone, infatti, cercano intrattenimento, lavorano da casa o semplicemente ordinano la spesa online. Questi cambiamenti nel comportamento indicano che le esigenze dei consumatori si stanno evolvendo per adattarsi alla nuova situazione che stiamo vivendo.

La sfida per i brand è capire come stare al passo con questa nuova realtà, offrire ai clienti ciò di cui hanno bisogno e prepararsi nel modo migliore al ritorno alla normalità.

Il valore dei first-party data

Secondo Google un approccio valido è utilizzare meglio i dati di cui sei già in possesso: i dati proprietari, cioè le informazioni ottenute direttamente dai clienti, tramite le attività di CRM, le analisi dei dati del sito web, le vendite e altro ancora, a cui puoi attingere, ovviamente in maniera conforme alle normative locali in materia di privacy.

Questi dati sono particolarmente utili per i professionisti del marketing perché sono direttamente legati al business e offrono informazioni chiare sui clienti e sui tipi di prodotti o servizi richiesti. Puoi utilizzare questi dati anche per migliorare l’esperienza online, aumentando le conversioni e il ritorno sull’investimento.

Persino prima dell’emergenza coronavirus, i migliori professionisti del marketing ritenevano essenziale adottare una strategia basata sui dati per generare entrate e ridurre i costi. Nel futuro, l’utilizzo responsabile dei dati di prima parte avrà un ruolo sempre più importante.

Ma vediamo più in dettaglio quali sono i modi per cavalcare i cambiamenti di questo periodo.

1. Comprendere il pubblico e come cambiano le sue esigenze

Ora che le abitudini e le preferenze delle persone sono state rivoluzionate, potrai osservare nuovi comportamenti degli utenti o l’interesse da parte di nuovi acquirenti appartenenti a gruppi demografici che prima non avevi considerato. L’analisi dei dati proprietari ti aiuterà a comprendere con esattezza la natura di questi cambiamenti.

I dati ti consentiranno inoltre di comprendere a fondo il Customer Lifetime Value e identificare i clienti a maggior rischio di abbandono.

Strumenti come Google Analytics possono essere utili a questo scopo così come Informazioni sul pubblico di Google Ads, un altro strumento che consente di comprendere i dati raccolti e rilevare nuove tendenze e opportunità.

2. Raggiungere e coinvolgere i clienti più importanti

Ora come non mai è importante trasmettere il messaggio giusto e offrire ai consumatori informazioni pertinenti e utili nel momento più adatto del customer journey. Le strategie basate sui dati aiutano i professionisti del marketing a raggiungere i clienti più interessanti e a personalizzare i messaggi, riducendo al minimo le attività (e quindi le spese) poco efficaci. La pertinenza e il risparmio sui costi assumono un ruolo cruciale per i business particolarmente in questo momento.

Uno strumento utile è Customer Match di Google Ads che consente di pubblicare campagne personalizzate per i segmenti di pubblico principali, con il risultato di aumentare il tasso di conversione rispetto al valore medio.

Google Ads o Google Analytics offrono inoltre lo strumento Segmenti di pubblico per il remarketing, che consente di utilizzare i dati proprietari offline o online per raggiungere i clienti potenziali e coinvolgerli sul motore di  Ricerca, Gmail, YouTube e Display, con l’obiettivo di riagganciare gli utenti e con il risultato di aumentare traffico e conversioni.

Questi strumenti consentono di ottimizzare gli annunci per raggiungere solo un segmento di clienti o promuovere solo una determinata categoria di prodotti, offrendo così un aiuto specifico e tempestivo alle aziende che devono affrontare problemi logistici o di fornitura. Ad esempio, un rivenditore in difficoltà con l’evasione degli ordini a causa della riduzione del personale di magazzino può utilizzare Customer Match per dare la priorità ai clienti più fedeli.

Lo strumento può essere abbinato a Segmenti di pubblico simili, che può consentire di aumentare i tassi di conversione entrando in contatto con nuovi utenti simili ai clienti di segmenti redditizi esistenti o visitatori del sito.

I retailer hanno a disposizione anche la funzione Ricerca su sito di Google Analytics per capire se i clienti cercano principalmente informazioni sulla consegna, politiche di reso o dati simili. In tal caso, può essere interessante modificare il sito per rendere questi contenuti più visibili e facilmente rintracciabili.

3. Utilizzare dati e insight per creare migliori esperienze per gli utenti

I dati e gli insight sull’evoluzione dei comportamenti dei clienti sono utili anche per creare esperienze utente migliori. Ad esempio, puoi perfezionare il sito o l’app per migliorare la navigazione e ridurre le frequenze di rimbalzo in determinate pagine o persino adattare le creatività per promuovere i prodotti più richiesti della settimana.

A tal scopo, puoi utilizzare ad esempio Google Optimize, uno strumento gratuito che consente di eseguire test sul sito web, per identificare meglio i contenuti interessanti per i clienti e migliorare di conseguenza l’efficacia del sito.

Conclusioni

In questa fase di cambiamento, è facile sottovalutare l’utilità dei dati per molti brand la cui priorità è ora la sola sopravvivenza. Tuttavia, i business che si affidano all’utilizzo responsabile dei dati proprietari per comprendere i cambiamenti nel comportamento dei consumatori potranno creare strategie di marketing più efficaci sia nel breve termine che al ritorno alla normalità.

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Fonte: Think with Google