Realizzazione di un sito web: un lavoro a 4 mani tra SEO e web designer

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Tutto inizia da un sito internet.

Il ranking, i social, il blog, le ads: senza un sito che ospiti tutto il contenuto prodotto, metta in mostra ogni aspetto del nostro servizio e ci permetta in ultimo di convertire il traffico generato, tutto il resto sarebbe uno sforzo vano.

Ora però proviamo ad immaginare quante volte ci è capitato che un cliente ci chiedesse di intervenire su un sito già attivo ma con scarsi risultati, con l’obiettivo di migliorarne il posizionamento; quanto spesso accade che la nostra risposta sia, una volta analizzati dati di traffico e di conversione:

Bisogna ripensare la struttura del sito, se non direttamente migrare i contenuto su uno nuovo.

Creare un sito che sia accattivante all’occhio degli utenti è sicuramente un aspetto importante, ma concentrarsi solo sull’estetica e sul design non basta: tenere in considerazione come il sito si presenterà di fronte all’utente e soprattutto di fronte ai motori di ricerca, è altrettanto fondamentale. La maggior parte dei casi come quello che abbiamo descritto ci dicono che il più delle volte i problemi nascono perché si è andati a considerare la SEO solo dopo aver definito la struttura del sito.

Potremmo metterla così: prima ancora di avere un sito, dobbiamo pensare a come vorremo posizionarlo.

Come pensare alla strategia SEO prima del web design

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Tenere in considerazione gli elementi chiave della SEO durante il processo di design del sito farà la differenza: una struttura solida che faciliti il flusso di navigazione dell’utente, una buona velocità di caricamento, un appropriato numero di pagine, un corretto uso di ogni elemento del testo sono elementi fondamentali per facilitare il lavoro successivo di posizionamento.

Con questi consigli vogliamo concentrarci innanzitutto su alcuni aspetti da tenere sempre in considerazione e alcune domande che dovremmo porci per aiutarci a definire un sito che sostenga e aiuti la strategia SEO globale che abbiamo in mente, e in secondo luogo vogliamo sottolineare i diversi fattori SEO da non dimenticare nella fase preliminare di impostazione del nostro sito.


Come vogliamo comunicare la nostra missione?

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Innanzitutto dobbiamo chiederci come vogliamo comunicare online la value proposition del nostro brand. Una volta definito questo, dobbiamo condurre un’indagine precisa sul mercato nel quale vogliamo inserirci.

Con ogni proposta si offre una soluzione ad una richiesta o ad un problema degli utenti: se riscontriamo che i termini che abbiamo scelto di utilizzare per esprimere la nostra offerta e il nostro valore sono già molto ricercati, potremmo scegliere long tail keyword alternative o cercare una nicchia meno competitiva dove introdurci; se invece troviamo che sulle keyword scelte c’è generalmente poca ricerca, potremo scegliere di concentrare le nostre energie nel mostrare come ci sia una necessità inespressa a cui noi vogliamo rispondere e creare quindi una forte associazione tra il nostro brand e la soluzione al problema.

Sulla base di questa ricerca iniziale, il nostro sito sarà costruito diversamente: nel primo caso si potrà spingere sulle keyword scelte ed elaborare una strategia SEO più aggressiva per emergere nella competizione; nel secondo caso potremmo scegliere di proporre, almeno inizialmente, contenuti più informativi e divulgativi, ad esempio facendo di un blog interno una delle sezioni principali.


Come è definita la nostra audience?

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Comprendere quale sia la buyer persona di riferimento è uno dei primi passi nella definizione di ogni strategia SEO: conoscere le caratteristiche demografiche, le motivazioni, i ruoli e i bisogni della nostra target audience, così come i comportamenti tipici (on- e offline) non è importante solo nella definizione degli obiettivi della strategia marketing generale, ma sarà fondamentale anche nella fase di strutturazione del sito.

Aver chiari questi elementi ci permetterà di costruire l’architettura del sito intorno ai diversi stadi del percorso di acquisizione e conversione della nostra audience. Solo essendo consapevoli di quali siano i flussi degli utenti, saremo in grado di ottimizzare ogni aspetto del nostro sito in funzione degli obiettivi di conversione che ci siamo prefissati.


Come si comportano i nostri competitor?

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Sembrerà scontato, ma dedicare un po’ di energie allo studio della competizione è sempre estremamente utile, soprattutto nella fase di definizione della struttura del nostro sito.

Si tratta in primo luogo di un’occasione per provare l’esperienza di un utente che cerca una risposta allo stesso problema a cui anche noi vogliamo offrire una soluzione. Possiamo dunque immedesimarci nel nostro utente tipo e valutare quali sono gli elementi che proprio non possono mancare se vogliamo raggiungere certi obiettivi. 

Allo stesso modo possiamo indagare i competitor e per capire cosa proprio non vogliamo inserire nel nostro sito, che errori vengono comunemente commessi e noi non dobbiamo ripetere, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle keyword di riferimento.

Infine, dopo una tale analisi saremo in grado di definire quali caratteristiche permetteranno al nostro sito di differenziarsi, anche dal punto di vista grafico.


Gli elementi SEO da valutare nel definire la struttura del sito

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È vero che gran parte del lavoro sulla SEO deve essere fatto dopo che il sito è stato lanciato, ma è nella fase di definizione della struttura che ci assicureremo di ottenere un sito pronto per essere scandagliato dai bot di Google. Alcuni fattori sono particolarmente importanti in questa fase preliminare e non vanno assolutamente trascurati.

  • Le keyword nelle URL

URL ben pensate sono ottimi indicatori affinché i motori di ricerca trovino le nostre pagine. Utilizzare le keyword nelle URL sarà quindi molto importante per far sì che Google identifichi correttamente le diverse pagine e ci permetta di migliorarne il posizionamento.

Pensare alle URL in questa fase ci aiuterà ad evitare contenuto duplicato, che solitamente risulta quando il motore di ricerca accede ad un unico contenuto da URL diverse.

  • Titolo e Meta Description 

I titoli delle pagine sono importanti elementi SEO e, anche se sono più semplici da modificare, è bene partire con una chiara idea di che titoli e meta description vogliamo utilizzare per rendere la consultazione delle pagine e dei contenuti il più semplice possibile per gli utenti. Ogni pagina deve avere non solo un titolo originale ma anche meta dati indipendenti e pertinenti al contenuto che ospitano: questo migliorerà cosa compare come descrizione nei nostri risultati di ricerca in SERP.

  • Linking interno

Un’architettura informativa efficace è fondamentale se vogliamo che i motori di ricerca trovino il nostro contenuto e lo offrano agli utenti, e, come sappiamo, se i web crawler non trovano nulla, non ci posizioneremo.

La cosa migliore sarebbe costruire un sito piuttosto piatto, dove ogni pagina dista circa 4 click dall’hompage. Il modo in cui le pagine sono raccolte e raggruppate deve essere deciso tenendo a mente l’esperienza di navigazione dell’utente.

  • Design responsive

Come abbiamo visto nel recente articolo “7 consigli per dominare la SEO da Mobile”, il futuro della ricerca su internet è su mobile.

Costruire un sito e ottimizzarlo al meglio per una fruizione su mobile richiede strategie diverse e specifiche, non ci si può limitare ad adattare quelle che abbiamo pensato per il classico desktop. Un sito ottimizzato per la SEO mobile farà riferimento ad algoritmi di ricerca differenti, funzioni tecniche specifiche e utenti diversamente profilati.

Pensare subito a costruire un sito responsive ci permetterà di implementare la nostra strategia SEO e quindi ottenere un buon posizionamento non solo sul classico indice Google, ma anche in futuro su quello pensato apposta per mobile.


Trascurare alcuni elementi fondamentali per la SEO è un errore molto comune, che in ultimo poi porta ad una penalizzazione anche di siti dal grande impatto visivo.

Ogni brand sa che per contare deve assicurarsi una buona presenza digitale, tuttavia si commette troppo spesso l’errore di ritenere l’investimento in un bel sito come alternativo a quello nella strategia SEO e SEM. Nel così vasto panorama del digital marketing contemporaneo, saranno sempre di maggior successo quei team che sapranno coniugare al meglio un design accattivante e una strategia SEO efficace.

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Seasonal Marketing: a Natale siamo tutti più bravi

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D’accordo, l’abbiamo capito: è quasi Natale. Se i più distratti se ne accorgono sempre all’ultimo secondo e si vedono costretti alle corse al regalo, i più avranno certamente notato che ogni anno sembra non essere mai troppo presto per iniziare a esporre luminarie e festoni.

Come sempre, i primi a ricordarci l’arrivo delle feste sono aziende e commercianti, che sperano di raccogliere il più possibile da un’occasione tanto fertile: allora ecco che le pubblicità si fanno insistenti e renne e pupazzi di Natale compaiono su ogni schermo.

Da un punto di vista più tecnico, possiamo notare come le performance di un sito in termini di traffico generato seguono sempre delle fluttuazioni cicliche. La domanda rispetto al prodotto o servizio offerto segue una certa stagionalità, business B2B ad esempio, vedono solitamente un calo nella crescita durante il mese di Dicembre, dove l’attenzione è catalizzata da aziende B2C che si contendono i clienti.

Per questo motivo, ci sembra appropriato trattare ora il tema del Seasonal Marketing, che consiste nell’aggiustare e adeguare le campagne marketing impostate per raccogliere ogni opportunità di promozione e generazione di traffico offerta dagli eventi chiave di ciascuna stagione.

Prendere in considerazione questo aspetto del marketing significa tenere uno sguardo attento sul nostro calendario, identificare occasioni appropriate e sfruttarle a nostro favore. L’obiettivo è far crescere l’interesse per il nostro prodotto o servizio e massimizzarne il ritorno.

Il periodo natalizio è sicuramente il caso più indicativo di cosa possa significare adottare tattiche di Seasonal Marketing. In questo periodo il volume dei possibili clienti aumenta esponenzialmente e gli utenti si muovono con una mentalità diversa, più aperta all’acquisto e quindi ricettiva verso messaggi e strategie promozionali. Per incontrare questa nuova mentalità e per restare competitivi sul mercato, molti brand scelgono quindi di ridefinire il loro messaggio e il loro contenuto. Ecco una guida in 5 punti su come sfruttare al meglio questo strumento di marketing.

Seasonal Marketing: a Natale siamo tutti più bravi

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[Un esempio di seasonal marketing calendar per il mercato americano del 2016]

Strategie di questo genere non si adattano esclusivamente ad aziende B2C che offrono un prodotto ben definito, ma anche a business che propongono servizi o che sono orientate al B2B: l’importante è saper identificare le migliori occasioni stagionali rispetto al proprio mercato di riferimento. Per fare un chiaro esempio pensiamo a un’azienda come Spotify, che offre un servizio di streaming di musica: in questo caso saper sfruttare le occasioni in calendario si traduce in una proposta di playlist selezionate o nella più recente campagne “A Year in Music”, che permette agli utenti di ritrovare le canzoni che hanno più ascoltato nell’arco dell’anno.

Per quanto l’efficacia di campagne orientate al Seasonal Marketing sia comprovata, pianificare una  strategia del genere che risulti efficace richiede tempo e una buona organizzazione, e spesso le piccole aziende non riescono a sfruttarle quanto potrebbero. Ecco 5 passi per non restare indietro.

  • Scegli l’occasione perfetta per la stagione

Le vere potenzialità del Seasonal Marketing non stanno solo nel far fruttare un evento o festa in calendario, ma nell’utilizzare questi ultimi come trampolini di lancio per una strategia più ampia. Si tratta di occasioni fondamentali per avvicinarsi alla propria audience, coinvolgerla con maggior decisione, far crescere l’engagement: su queste basi potremo poi creare altre campagne che raccolgano questa crescita e che la ottimizzino in funzione della conversione.

Prima di impostare ogni strategia è sempre necessario indagare su gusti, abitudini e desideri della nostra audience. Questa fase sarà fondamentale anche per comprendere su quali dei diversi eventi stagionali a nostra disposizione ci conviene puntare, o se ci sono occasioni particolarmente sentite dal nostro pubblico.


  • Definisci il messaggio della campagna

Una campagna stagionale punta sulla temporaneità del messaggio e per ottimizzarne al meglio gli effetti dobbiamo assicurarci di veicolarlo attraverso quanti più canali abbiamo a disposizione. Questo non significa che il contenuto proposto debba essere lo stesso per il sito o i diversi social: come abbiamo scritto in più occasioni, ogni social network ha dinamiche specifiche e richiede differenti modalità di comunicazione.

Il messaggio che lanciamo in queste occasioni deve puntare sull’emotività: in questo modo, puntando sulla rievocazione di emozioni comunemente legate al momento o alla ricorrenza festiva specifica, faremo in modo che l’utente che ci legge ci percepisca come intimamente connessi a lui e a quello che sta vivendo. Dobbiamo inserirci nel racconto di una storia, del percorso che il nostro cliente sta vivendo e dobbiamo mostrarci come partecipi e coinvolti.

La pubblicità di Natale di John Lewis è ogni anno tra le più attese del pubblico inglese. Quest’ultima conta quasi 23 milioni di visualizzazioni ed è ormai uno dei loro principali strumenti di generazione traffico.


  • Pianifica

Un approccio di Seasonal Marketing non può essere adottato senza una buona pianificazione: la tempestività è fondamentale. Questo significa non solo selezionare bene le occasioni in calendario che vogliamo sfruttare e pianificare in anticipo le diverse campagne, ma anche definire con un buon anticipo ogni fase di sviluppo e attuazione della campagne stesse.

Non basta gridare al Natale per richiamare clienti e far crescere le condivisioni: le feste sono ricorsive, i consumatori sono esposti ogni anno a un’infinita quantità di promozioni che puntano sugli stessi temi. Per essere originali, per distinguersi, occorre dedicare tempo e energie.

Quest’anno H&M ha scelto una pubblicità dall’evidente alto valore di produzione, con un regista importante, Wes Anderson, un attore molto popolare, Adrien Brody.


  • Organizza tutti i tuoi canali

Impostando una strategia di Seasonal Marketing, soprattutto quando si punta specialmente a pochi eventi importanti nel corso dell’anno, dobbiamo allineare tutte le piattaforme marketing a nostra disposizione: social, email, blog, SEO. In questo modo la strategia risulterà coesa e il flusso di contenuti veicolati otterrà migliori risultati.

Un buon esempio è stata la campagna della catena di supermercati inglesi Budgens, che ha saputo sfruttare al meglio ogni canale social, sempre in funzione del Natale. Hanno scelto di privilegiare Twitter e Instagram per far parlare la mascotte #BuddieThePug creata apposta per l’occasione che ha generato un alto volume di coinvolgimento da parte dei clienti e degli utenti dei social.

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  • Monitora i tuoi risultati

Come sempre, questo aspetto è essenziale. Tenere sotto controllo gli analytics è fondamentale per comprendere se la strategia scelta sia vincente e dove sia invece necessario intervenire.

Dobbiamo chiederci qual è la fonte di traffico più significativa, quali pagine ottengono il miglior bounce rate e quali convertono meglio.

Una volta terminata la campagna, raccogliere un report esaustivo ci permetterà di costruire un buon terreno su cui partire per impostare le nostre strategie dell’anno successivo: sapremo su che canale puntare e quali temi otterranno le performances migliori. Allo stesso tempo dobbiamo stare attenti a non ripeterci, non possiamo proporre ogni anno lo stesso contenuto.


Ogni anno si presentano occasioni importanti per lanciare campagne mirate e che solitamente risultano di grande impatto anche sui mesi successivi. Saper sfruttare questi momenti e raccogliere il massimo che hanno da offrire in termini di generazione di traffico, engagement e lead generation richiede un’accurata pianificazione, che segua i principi del Seasonal Marketing.

Pinterest for business: 5 consigli utili

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Nella sezione Social Media Optimization di questo blog abbiamo cercato di coprire una vasta gamma di argomenti che possano trattare le diverse possibilità per le aziende di affacciarsi al mondo dei social media e di sfruttare così nuove occasioni di promozione e lead generation. Con questo intento è molto comune prendere in considerazione canali maggiormente frequentati come Facebook, LinkedIn o Twitter e non prestare la giusta attenzione ad altre piattaforme più giovani ma in costante crescita.

Tra queste, sicuramente possiamo annoverare anche Pinterest, un canale in continua evoluzione e sempre più aperto alle aziende.

Secondo recenti analisi, Pinterest conta circa 100 milioni di utenti attivi, di cui l’85% risulta essere pubblico femminile. Stando alle dichiarazioni nel loro blog interno, ciò che distingue questo social può essere descritto così:

That’s what Pinterest’s idea search is all about: helping you find the right ideas for you. Just type in “kid party ideas” and find your way to the perfect theme, invite, favors, decorations and cake. Every month, people do more than 2 billion searches on Pinterest to find ideas that match their own unique tastes and circumstances.

Nella sua proposta, Pinterest cerca di differenziarsi proprio nelle modalità di ricerca. Come abbiamo già notato nell’articolo “Facebook e Google: 4 nuove funzioni che devi assolutamente conoscere” Facebook, ad esempio, sta spingendo sempre di più per affinare una barra di ricerca che risponda alle specifiche domande degli utenti come fa già quella di Google. Dal canto suo Pinterest risponde puntando su una ricerca basata sulle idee e sull’offrire un’ampia gamma di risposte generali e indicative, dove quindi l’utente non fa domande dirette come ad esempio “servizio/location per festa di bambini” ma cerca ispirazioni, come “idee per festa di bambini”.

Per ottenere un tale risultato, Pinterest ha costruito un enorme catalog di idee, ma la vera innovazione sta nel suo puntare sulle persone che frequentano il social quotidianamente, più che su robot e algoritmi che selezionino le proposte. Tra i feed che ogni utente riceve, vige il principio fondamentale del “la persona a cui piace X, apprezza anche Y” e il catalogo viene costantemente ampliato da ciò che gli utenti stessi vanno a pinnare ogni giorno.

Vediamo come queste particolari caratteristiche si prestano anche a sostenere l’attività di marketing di un’azienda.

Pinterest for business: 5 consigli utili

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Quando si pensa ai social media più utili per sostenere il nostro business, spesso dimentichiamo di considerare Pinterest, ma si tratta proprio di un’opportunità mancata, soprattutto se la nostra azienda è B2C e principalmente offre un prodotto, non un servizio.

Perché un’azienda dovrebbe scegliere Pinterest

Presidiare anche questo canale può essere, infatti, un’occasione per mostrare il nostro prodotto soprattutto a chi ancora non ci conosce, particolarmente adatto quindi anche ad un brand molto giovane. 

Gli utenti di questo social lo sfruttano per cercare o salvare oggetti che desiderano acquistare, entrando a far parte di quel processo di social buying: secondo Pinterest l’87% degli utenti ha acquistato un prodotto grazie a questo social e il 93% lo ha utilizzato per pianificare un acquisto futuro. È indubbio dunque che si tratti di una vetrina indispensabile per chi voglia mostrare il proprio prodotto ad una larga audience, già preselezionata e targettizzata in base alle preferenze già espresse. In questo senso, i dati dimostrano anche che Pinterest è un ottimo strumento per aumentare il traffico che conduce al sito.

A questo punto non c’è da esitare, dobbiamo subito attivare un account business per il nostro brand: utilizzare solo un account personale non ci permetterà di avere accesso agli analytics e a tante altre funzioni pensate apposta per le aziende.

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5 consigli per ottimizzare la nostra presenza su Pinterest

  • Rendi il tuo brand visibile su Pinterest

Per assicurarci di essere accessibili alla più larga audience possibile, dobbiamo includere il nome del nostro brand e l’indirizzo del nostro sito in tutte le sezioni del social.

Quando pinniamo un’immagine, possiamo aggiungere una descrizione: se i pin provengono dal nostro sito, è bene proporre una descrizione accurata, in cui citiamo il nome del nostro marchio e keyword che ci aiuteranno a comparire nelle ricerche interne.


  • Fai sì che il tuo sito sia Pinterest-friendly

Per facilitare la condivisione del nostro contenuto su Pinterest, dobbiamo far sì che il nostro sito sia facilmente aperto alla condivisione per gli utenti di questo social. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo innanzitutto aggiungere il bottone Save o Pin It, così sarà più facile salvare le immagini dei nostri prodotti o idee.

Il nostro sito deve inoltre comprendere un bottone Follow e deve dare la possibilità di sfruttare i Pin Dettagliati (Rich Pin), ovvero Pin che contengono informazioni supplementari. Pinterest offre 6 diversi tipi di Pin dettagliati e possiamo scegliere quello che più si adatta al nostro prodotto.

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  • Ottimizza la forma del contenuto

Per far sì che il nostro prodotto venga condiviso il più possibile, dobbiamo assicurarci che il contenuto che proponiamo sia adatto a questo canale: originale, curato e con una grande enfasi sulla qualità delle immagini. Pinterest è un medium essenzialmente visivo e il contenuto deve essere proposto in maniera sempre visivamente accattivante.

Dobbiamo anche acquisire consapevolezza su come Pinterest verrà fruito dagli utenti e di come si presenta strutturalmente: gli utenti accederanno principalmente da mobile, dove il feed è organizzato con immagini che scorrono in colonna. Saremo quindi più efficaci se proporremo immagini verticali, in alta qualità e quanto più possibile lunghe, che saranno più evidenti all’interno del feed.

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  • Studia le categorie di Pinterest

Come abbiamo detto, generalmente gli utenti su Pinterest ricercano idee o ispirazioni, e anche quando cercano un prodotto specifico, ad esempio “orecchini”, non entreranno molto nel dettaglio nel fornire termini di ricerca, limitandosi per lo più a descrivere il prodotto e non a cercare uno specifico brand.

Pinterest ha dunque definito alcune categorie generiche, tra le più utilizzate troviamo home decor, food and drink, matrimoni, DIY e ricette. Dobbiamo quindi capire quale categoria sia più appropriata per il nostro business e categorizzare ogni Board che creiamo per mostrare il nostro prodotto: in questo modo sarà certamente più semplice per gli utenti rintracciare i nostri contenuti.

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  • Punta su contenuto educativo

Su Pinterest si cerca l’ispirazione, si cercano idee: gli utenti vogliono scoprire nuovi modi per svolgere le loro attività preferite e noi possiamo sfruttare questa occasione per mostrarci come esperti nel nostro settore.

Se il nostro business offre un servizio, potremo quindi puntare su tutorials, articoli educativi in cui mostriamo le nostre competenze, o sfruttare la componente visiva di infografiche accattivanti. Se invece vendiamo un prodotto specifico, possiamo cercare un modo per metterlo in mostra in contesti originali, che forniscano all’utente un’idea nuova sull’utilizzo che potrebbero farne.


Che i social media siano un terreno estremamente fertile per ogni azienda che dedichi gran parte dei suoi sforzi di promozione al digital marketing, è ormai un dato assodato. Se vogliamo cogliere appieno le possibilità offerte dai social contemporanei, dobbiamo assicurarci di presidiarli tutti al meglio, soprattutto quelli che hanno un potenziale in costante crescita per le aziende.

Come sempre, controllare costantemente gli analytics offerti dai diversi canali è un passaggio fondamentale per assicurarci che la nostra strategia stia funzionando e anche il caso di Pinterest non è diverso.

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SEO: come ottimizzare le immagini del tuo sito web

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Nella sezione dedicata alla SEO del nostro blog, ci siamo dedicati a lungo all’ottimizzazione delle pagine per favorirne il posizionamento: dai motivi per cui Google non indicizza il tuo sito ai consigli per migliorare il posizionamento in SERP, fino agli errori da evitare nelle campagne di link buiding.

Se da un lato la SEO è incremento del posizionamento in SERP, dall’altro è necessariamente l’aumento del traffico qualificato corrispondente: sapersi concentrare su keyword valide ed efficaci è la vera chiave di volta della strategia.

Abbiamo scritto nell’articolo “SEO: Quali dei 7 insiemi di keyword utilizzi per posizionarti?“:

Per posizionare le pagine del tuo sito web o e-commerce devi rendere il tuo contenuto una risorsa di qualità per le query corrispondenti che gli utenti eseguono durante gli 8 micromomenti fondamentali della giornata.

Quale gruppo di keyword devi assolutamente utilizzare per ottimizzare il posizionamento, viene spiegato da Ryan Shelley, fondatore di Shelley Media Arts LLC. e considerato uno dei più grando esperti SEO a livello globale.

Riuscire a definire e categorizzare le keywords migliori ed utilizzarle correttamente è una tattica essenziale per veicolare traffico di qualità sul tuo sito web: ci sono molte scuole di pensiero riguardo a come gli insiemi di keyword dovrebbero essere usate, ma probabilmente l’approcio che presentiamo è il più efficace in termini di risultati.

Non abbiamo mai affrontato un tema che – seppur importante – viene spesso tralasciato nel processo di ottimizzazione base di un sito web o e-commerce: l’ottimizzazione delle immagini.

Che si tratti di articoli del blog o delle pagine del sito, le immagini sono parte fondamentale della creazione del contenuto; rendono più accattivante l’impostazione grafica, migliorano il processo descrittivo del prodotto correlato e sono molto utili nel processo emozionale che – soprattutto per gli acquisti d’impulso – influenzano la propensione all’acquisto dei tuoi utenti.

Una buona ottimizzazione per le immagini che scegli produce due effetti positivi:

  1. lato utente: maggiore velocità nel caricamento della pagina = bounce rate migliore;
  2. lato Google: il bot “legge” l’immagine, la indicizza e la mostra nella sezione “Immagini”.

SEO: come ottimizzare le immagini

  • Nome del file

Google è molto intelligente, ma non riesce ancora a leggere le immagini.
Nella nostra esperienza in consulenza SEO, non abbiamo praticamente mai trovato un sito web le cui immagini fossero ottimizzate sin dal loro inizio: il nome del file.

È invece incredibilmente importante nominare l’immagine con la keyword correlata principale.
Come sceglierla? Immagina per quale keyword vorresti visualizzare l’immagine quando effettui una ricerca e agisci di conseguenza.

Se la keyword è una “keyword phrase” utilizza i trattini (-) tra una parola e l’altra.

L’immagine di copertina di questo articolo è nominata “seo-immagini.jpg”: molto meglio di “1407799223-1-advanced.jpg”, non credi?

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Come ottimizzare SEO le immagini di un sito web

  • Dimensioni e Peso del file

La velocità di risposta di una pagina è uno dei fattori SEO più rilevanti. Lo è anche dal punto di vista della user-experience poichè un utente che impiega troppo tempo a caricare una pagina ha buonissime probabilità di abbandonarla per una – più veloce – dove trovare risposte alle proprie domande.

Sia che utilizziate immagini scaricate dal web sia che le compriate, molto probabilmente vi servirete di immagini in alta definizione che ha per contro peso e dimensioni considerevoli.

Per le dimensioni potete utilizzare Photoshop o Canva e considerare come benchmark – soprattutto per le immagini da inserire negli articoli del blog – 800×600 px.

Per ridurre il peso, Photoshop ancora una volta risolve il problema, così come TinyPNG: cerca di non superare mai gli 80 Kb.

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Come ottimizzare le dimensione e il peso delle immagini

  • Attributo ALT delle immagini

Ogni immagine presente sul tuo sito deve avere un attributo ALT.

L’ALT Title è il nome che Google mostra agli utenti in caso l’immagine non venga caricata.

Anche in questa parte la descrizione deve contenere le keyword e formare una “frase di 4/5 parole”

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L’attributo ALT per le immagini

  • Title delle immagini

Il Title non è fondamentale come l’attributo ALT, ma la SEO è un lavoro di squadra. 

È fondamentale per l’esperienza dell’utente che al passaggio del mouse visualizza il titolo della foto; per questo motivo deve essere breve e conciso e dare subito all’utente le informazioni di cui ha bisogno.


  • Didascalia

E’ coma la sinossi di un libro.

Riassume il senso dell’immagine all’interno del testo e può esser utilizzato lato SEO per dare ai motori di ricerca buone informazioni circa il contenuto della pagina.

 

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Discalia SEO delle immagini

Nome del file, dimensione e peso, attributo ALT, title, e didascalia: ottimizza le immagini del tuo sito in maniera efficace per garantirti posizionamento in SERP e un’esperienza migliore per i tuoi utenti. Perchè la SEO è una questione di centimetri.

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Che caratteristiche deve avere un contenuto per essere davvero di qualità?

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Numeri, numeri, numeri.

Lo diciamo spesso,

“La SEO è una questione di centimetri”.

Quello della comunicazione digitale è un mondo fatto di algoritmi, analisi di traffico, posizionamento. La misurabilità e la quantità sono criteri fondamentali per i digital marketer contemporanei: ogni campagna lanciata deve essere calcolata nei minimi dettagli e misurata nei suoi risultati, ovvero rispetto al ROI ottenuto.

Il mondo della comunicazione contemporanea subisce quotidianamente le conseguenze di una costante trasformazione tecnologica: tra social network, blog, ricerche sui motori di ricerca, gli utenti sono costantemente esposti ad un costante flusso di informazione. Ogni nostro tentativo di interazione sociale passa irrimediabilmente per la mediazione tecnologica e gli strumenti a disposizione del marketing moderno cercano sempre più di rispondere a quelle che emergono come le necessità espressive del loro pubblico.

Pensiamo ad esempio a Facebook: in pochi anni si è imposto come re indiscusso dei social network e questo perché ha saputo intercettare per primo e con estrema efficacia il desiderio di continua connessione e di celebrazione della propria individualità, tipici dei giovani contemporanei.

In questo costante fiume di contenuto prodotto e condiviso emergono da un lato la volontà dell’utente di proteggere ed esaltare la propria personalità, dall’altro le difficoltà di chi offre content nel far sì che questo sia letto e condiviso.

Più la nostra costante interconnessione si fortifica, più l’utente viene qualificato come numero e consumatore, e questo si riflette nelle pratiche di marketing contemporaneo con conseguenze molto evidenti.

Nei nostri diversi articoli sul content marketing abbiamo ribadito la necessità per i marketer di fare della qualità un principio fondamentale accanto a quello della quantità nella strutturazione di strategie di vendita e promozione. In “Is content king? 5 riti indispensabili per incoronare la tua strategia di content marketing” abbiamo spiegato così il ruolo del content marketing:

Una buona campagna di content marketing non solo catturerà l’attenzione dell’utente e lo porterà sul nostro sito dove diventerà un lead e potrà eventualmente acquistare i nostri prodotti, ma farà anche in modo che il nostro brand possa acquisire un’immagine forte anche al di fuori del processo di vendita.

Una domanda sorge quindi spontanea: che caratteristiche deve avere un contenuto per essere qualitativamente rilevante? Per rispondere abbiamo abbiamo visto utilizzare a volte termini come educativo, informativo, ma anche emozionale. È proprio su quest’ultimo aspetto che vogliamo soffermarci: sull’importanza delle emozioni nel processo di vendita.

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Si chiama marketing emozionale e ci chiede di porre attenzione ad un aspetto spesso trascurato quando si strutturano strategie di vendita, ovvero al valore delle emozioni e dell’empatia.

Con gli anni la letteratura sul ruolo dell’emozione nel marketing è cresciuta: è ormai chiaro che la capacità di toccare le corde emotive del consumatore offre possibilità inattese per questo settore. Le emozioni possono essere un vero e proprio strumento economico molto potente, a condizione però che ne si comprendano le dinamiche essenziali. D’altronde, se ci rifacciamo all’etimologia della parola emozione, troviamo che deriva dal latino “e-movere”, ovvero “muovere a qualcosa”: nel contesto all’interno del quale stiamo riflettendo potremmo dunque pensare che le emozioni possono divenire uno di quei motori per muovere il consumatore all’acquisto, però forse c’è qualcosa in più che dobbiamo considerare.

Potremmo infatti spingerci un po’ più in là e considerare invece la soddisfazione dell’utente come obiettivo principale della campagna di marketing. Per soddisfazione, infatti, dobbiamo intendere l’incontro o il superamento delle aspettative dell’utente, che non deve essere inquadrato solo ed esclusivamente come consumatore, ma più genericamente come un individuo. Il nostro obiettivo deve essere far incontrare le decisioni dell’utente in qualità di consumatore con i suoi bisogni emozionali come persona. Comprendere che l’utente, il cliente, l’acquirente sono in realtà declinazioni momentanee di un individuo più complesso, ci permetterà di pensare a strategie che, puntando all’emotività e sfruttando l’empatia, ci permetteranno di produrre contenuto in grado di distinguersi dalla massa e di entrare fortemente in relazione con il nostro pubblico.

Per riuscire a sfruttare appieno le possibilità di un’impostazione di marketing emozionale dobbiamo cercare di metterci nei panni del nostro pubblico: una fase accurata di targettizzazione non è importante solo per definire le caratteristiche della nostra buyer persona, ma anche per comprendere le necessità emotive che spingono la nostra audience a compiere una qualsiasi azione in campo digitale. Dobbiamo quindi immedesimarci nell’utente tipo e chiederci come ragiona, quali sono le sfide che affronta quotidianamente, ma anche cosa ritiene importante, quali sono i suoi valori, i suoi obiettivi e le sue necessità.

Quante volte vediamo marketer sforzarsi eccessivamente nel tentativo di comunicare l’interesse del brand nei confronti dei consumatori, puntando su tag line d’effetto, senza però riuscire a mostrare alcun’empatia reale. Ora vogliamo guardare invece ad un esempio efficace.

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La «Dove» ha sempre cercato di portare al suo pubblico un messaggio molto chiaro, di rinforzo positivo all’immagine di sé che ciascuno matura col tempo. Per comunicarlo ha scelto di creare su Instagram un ambiente amorevole e di supporto per i propri fan, dove gli utenti trovano proposte di contenuto pensate per inspirare e rafforzare la loro autostima. 

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Sfruttando così messaggi ispirazionali, citazioni, consigli e incoraggiamenti spinge i suoi follower a compiere un’azione che vada al di là del semplice acquisto dei suoi prodotti: vuole inspirare una vera e propria azione personale. Dove ricorda ogni giorno al suo pubblico che sono più di semplici consumatori, ma che come donne (target principale) hanno un’identità propria e di valore.

Questo esempio di storytelling con un approccio così empatico, permette al marchio non solo di fare brand awareness, ma anche di costruire una vera e propria relazione con la sua audience. 

L’importanza di puntare su un approccio qualitativo e non puramente quantitativo anche quando si parla di digital marketing è dunque davanti ai nostri occhi. Un contatto più empatico e umanistico ci permetterà di proporre contenuto originale e più efficace.

This new perspective will result in better ways to listen to, talk to, observe and under­stand people’s life stages. It’s time that marketers step­ away from their spreadsheets and enter family kitchens, local bars and doctor’s offices to gain a deeper understanding of human needs.

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